31 ottobre 2006

Exhibition n.1

Puoi nasconderti se vuoi puoi truccarti gli occhi puoi restare chiuso in casa attivare i contatti puoi ascoltare in silenzio per ore puoi urlare fino a star male e puoi chiederci perdono senza mai dimenticare che non puoi fingere non puoi più fingere perché non puoi più fingere non puoi più fingere perché non hai più tempo non hai più tempo



(A. Salvati, E42, da The Album Part 1)

26 ottobre 2006

27



Sfinito dalla fatica, mi affretto al mio letto,

il caro riposo per le membra stanche del viaggio,

ma allora un altro viaggio mi comincia nella testa,

e lavora la mia mente, quando è finito il lavoro del corpo.

Allora i miei pensieri, di là lontano dove mi trovo,

verso di te fanno un devoto pellegrinaggio,

e tengono spalancate le mie palpebre pesanti,

a guardare la tenebra che vedono i ciechi.

Senonché la vista immaginaria della mia anima

presenta al mio sguardo cieco la tua ombra,

che, come un gioiello appeso alla notte spettrale,

fa la nera notte bella e il suo vecchio volto nuovo.

Così di giorno le mie membra, di notte la mia mente,

per causa tua, e mia, non trovano quiete.

William Shakespeare, Sonetti

19 ottobre 2006

Ho voglia di fare a botte con qualcuno



Ho voglia di fare a botte con qualcuno. Tanti cazzotti, un calcio piazzato ben bene tra i denti, che faccia zampillare fuori sangue a volontà. Il mio pugno destro che rimodella la guancia sinistra di uno di quei teppistelli del cazzo figli della merda televisiva che deturpa l’etere da vent’anni; “non sanno quello che fanno…” – me ne fotto, inizino ad impararlo! Il mio piede sinistro che toglie il respiro ad uno di quei giornalisti cronisti televisivi che non hanno mai fatto una domanda “scomoda” a un potente, e si sentono tanto super partes in qualsiasi situazione – hanno la coscienza sporca come un ladro o un assassino -, lo colpisco al basso ventre evidenziando così quello che non ha… Il mio cranio che si schianta come un lapillo sul naso di uno di quei politicanti di merda che trovano le loro sporche propagande e diatribe varie ed eventuali più importanti anche della vita stessa: il mantenimento del potere prima di tutto, costi quel che costi… purtroppo le catastrofi derivanti dalle “politiche sbagliate” non colpiscono mai loro. Uno sputo carico di muco e catarro in faccia a tutti quelli che si mettono la dignità sotto i piedi, e mercificano i propri o altrui drammi. Ho una terribile propensione alla violenza; con chi potrei sfogarla? I cacciatori, che nel 2006 hanno ancora il coraggio di uccidere un animale indifeso “per sport”; i pedofili e gli stupratori, disumani e intollerabili, valgono un qualsiasi carnefice; il presidente degli Stati Uniti e chi come lui pensa che quello statunitense sia un popolo superiore, schiavi di televisione, ignoranza e globalizzazione; i magnate del petrolio e tutti quelli che nel corso degli anni hanno impedito lo sviluppo e l’applicazione di forme energetiche alternative, uccidono più loro di una qualsiasi calamità naturale. Ho voglia di darle di sana pianta a qualcuno, di stenderlo a terra con una caterva di colpi, a mani nude, alla pari. Voglio uno scontro. Non un semplice sfogo, un percorso. L’istinto primordiale che si scatena per non farsi sopraffare dagli eventi. Solo un temporale può fermarmi.

01 ottobre 2006

Storie di ordinaria follia #2

PETR: Una sola volta ho provato a tenermi una donna, e non ci sono riuscito; ma non possiamo permettere che le donne ci portino alla follia. Papà, se volessi dirmi qualcosa, anche tu puoi farlo. Mamma, papà ti lascia per un'altra donna e l'unica cosa che ti tormenta è che non riesci a consigliarlo nella maniera giusta! Sei strana, mamma. La nostra famiglia ha perso senso perchè era fondata sui buoni consigli, anziché sull'amore. Una persona ha bisogno di un consiglio o d'amore. Però: può una persona che ti ama consigliarti male? Questo è il problema. Ha valore un buon consiglio di una persona che non ti ama? Questo è un altro problema. Non ci sono che problemi. In ogni caso, la cosa più importante è rimanere se stessi. Nessuno ha bisogno del tuo sangue né dei tuoi consigli! Papà ti lascia perché tu non gli vuoi bene: ne hai fatto un uomo solo ed ora giochi a fare la donna comprensiva che lo capisce. La gente normale deve compensarsi, voi invece è come se vi foste sempre sottratti. Vi ho voluto bene, ma separatamente. Tu pensi che sono pazzo. I ritagli di giornale non li ho buttati e basta. Non so il perché. Perché sono una spugna. Bevo perchè non ho la forza di buttarli; non ho una donna che mi aiuti a farlo! Non ho una madre che mi consigli dove farlo, quando farlo! Fino ad ora mi son tormentato per ogni cosa. Adesso voglio provare a prendere quello che mi succede intorno come ispirazione. Voglio provare a scrivere poesie. Ogni persona che incontrerò sarà una poesia diversa. Sono a un bivio. E allora? Vorrà dire che sono a un bivio. Chi non è a un bivio?

(tratto dall'opera teatrale Storie di ordinaria follia, di Petr Zelenka)

30 settembre 2006

Storie di ordinaria follia

JIRI: Un sacco di gente si convince di essere folle ma il loro segreto sta nel fatto di essere di una normalità totale. Se ti guardi intorno vedi un sacco di gente come pazza, ma nessuno che sia diventato folle sul serio. Sai cosa intendo dire. Non vedi nessuno correre per strada in mutande. Nessuno a cui siano davvero saltate le valvole di sicurezza. A cui abbia dato di volta il cervello alla cara vecchia maniera. E c'è anche un sacco di gente che vuole essere folle, perchè la follia significa libertà assoluta... Potrebbero cominciare a comportarsi in maniera sincera. Ma hanno sfiga, perchè questo stato non si manifesta. Il che è in sostanza anche il mio caso. Vorrei dare di matto e non dovere avere la responsabilità di quanto mi appresto a fare. Ma forse non sarà possibile. L'autentica follia è altrettanto rara della genialità o dell'orecchio assoluto. Compirò un atto folle, ma lo compirò in piena consapevolezza.

(tratto dall'opera teatrale Storie di ordinaria follia, di Petr Zelenka)

27 agosto 2006

Croazia estate 2006


















Eccoci là...

...Io, Dan, Pier, Tad, Pizza, Pizzi, Fabio & Francesca + Special guests: Flavia & Giorgio (che fa la foto!) e Pozzetto & l'"Amica sua"...

...comunque sia andata è stato un successo!

23 luglio 2006

...cosa abbiamo imparato...

Riporto qui il mio commento ad un post sul blog My Way Of Life (tra i miei links come Coda's Blog) nel quale Daniele proponeva dei pensieri riguardo le piccole (poche) certezze della nostra vita, le cose più o meno importanti che abbiamo imparato...

"Anche io ho scoperto un sacco di cose, e leggendo ho pensato che probabilmente è proprio questo momento della vita, un po' per tutti noi, a darci mille spunti di riflessione. Mi ritrovo in tantissime delle cose che hai elencato, ma sono più ottimista di te, senza dubbio...forse sbagliando. Penso che le persone ti possano spesso sorprendere, nel bene e nel male. Che essere corretti fa bene di per sé, a prescindere da quanto ti venga riconosciuto. E poi ci sono un sacco di altre cose, magari banali, ma che uno spesso si dimentica. Anch'io penso che, soprattutto a questa età, si debba fare fare fare. Poi so che guardando il cielo mi sento in pace con me stesso, che molte volte faccio delle cose perchè piacciono agli altri ma non a me, che prosciutto crudo e mozzarella spaccherà sempre. Che il rapporto con mio fratello sta migliorando nel tempo, che non porterò mai orologi da polso, che, anche per me, troppe poche ragazze, che la timidezza è bellissima perchè nel momento in cui riesci a superarla ti senti un dio e non c'è droga che regga il paragone. Che la musica può cambiarti la vita, tutta. Che mi piace la birra ghiacciata, che non prenderò mai droghe pesanti, che mi piace troppo scrivere ma vorrei essere più ordinato e più metodico nel farlo. Che vorrei parlare di più, di cose importanti, aprirmi di più con le persone, che mi emoziono quando riesco a farlo. Che sono troppo contento del lavoro che voglio fare, e sono ottimista, anche in questo caso...io lo farò. Che ripensare alle persone che non vedo più da tanto mi aiuta ad esistere oggi, che bisogna cercare di non dimenticare mai come eravamo e cosa abbiamo fatto, che un gesto anche piccolo può fare breccia nel cuore degli altri, che le mie radici me le voglio tenere sempre strette, mi servono a cibarmi e a cibare le foglie nuove del mio albero. Che tante volte vorrei vivere in un bosco tutto l'anno, e stare con le persone a cui voglio bene tutto il giorno, per parlarci, discutere, litigare, fare la pace...e poi, ogni tanto, perdermi da solo nel bosco, e arrampicarmi sull'albero più alto per capire fino a dove sono arrivato.

Grazie Dan"

pubblicato su questo blog il 22/07

Grazie...

[...] - Se solo uno pensa alla necessaria solitudine... Le lunghe pause del dubbio... E quei momenti di felicità così gratuiti...
Sorriso sognante:
- O la felicità dell'alba, i giorni in cui l'idea ti fa saltar giù dal letto... Perché non è il gallo a svegliarti, né il camion della spazzatura... Non è neppure la prospettiva del premio o l'ambizione di lasciare una traccia... E' l'urgenza di quel piccolo tocco di scalpello a cui pensavi quando ti sei addormentato... quella pennellata di ocra rosso all'angolo destro della tua tela, lassù in cima... Ecco cosa ti fa saltar giù dal letto! Il suono inebriante di una nota, che cambierà tutto... un nonnulla in punta di penna, forse una virgola, una semplice virgola... una sfumatura essenziale... il minuscolo dell'opera... una cosa da niente... solo la necessità... Dio mio, la bellezza di quelle mattine necessarie, nella casa addormentata... [...]


Tratto da Grazie di Daniel Pennac (2004)

15 luglio 2006

IMPRESSIONANTE: il cervello



Sneocdo uno sdtiuo dlel'Untisverià di Cadmbrige, non irmptoa cmoe
snoo sctrite le plaroe, tutte le letetre posnsoo esesre al pstoo
sbgalaito, è ipmtortane sloo che la prmia e l'umltia letrtea saino
al ptoso gtsiuo, il rteso non ctona. Il cerlvelo è comquune semrpe
in gdrao di decraifre tttuo qtueso coas, pcheré non lgege ongi
silngoa ltetrea, ma lgeg.

24 giugno 2006

Appunti sul treno - ore 21.28

Tracce di "Il ragazzo-farfalla" o qualcosa di affine...



...

Sono stanco, sudato, mi sento sporco, e devo andare a cagare da circa tre ore (non mi sono ancora imbattuto in un bagno degno di questo nome!)... eppure sto benissimo. Sento le mie difese abbassate, i miei nervi pronti. Penso che in questo momento potrei affrontare qualsiasi tipo di situazione (forse anche una cena di gala). Sto bene perchè mi sento vivo, attivo, non ho niente da perdere. Chiedetemi pure di lanciare un urlo tra la folla alla stazione, non mi sentirò un "fuckin' loser" del cazzo, semmai il vincitore della sfida con me stesso. Non mi resta che fare un respiro profondissimo, che renda ciclopico il mio tronco esile, e sentirmi di nuovo nudo e avvinghiato alla terra. Solo così potrò sfruttare le ali colorate e sottili che mi sono spuntate una mattina sulla schiena. Solo così potrò volteggiare tra un polline e l'altro e respirare almeno qualche soffio di vita a pieni polmoni.

...

02 maggio 2006

Un pomeriggio di fine aprile





Improvvisamente si fa buio. La gatta, rannicchiata sul mio zaino in cima a una piccola montagna di scatole, ceste e scatoloni, si gira di scatto verso il cielo, fuori dalla finestra. E' arrivato il tuono, pochi istanti, e poi una pioggia dalle gocce rotonde e pesanti come biglie di vetro. Una musica rock accompagna le mie faccende di casa, e sembra quasi fare da accompagnamento al suono deciso ed avvolgente della pioggia che cade, fuori. Quando ho finito di rifare il letto e ho avviato il programma numero 2 della lavatrice, mi avvicino, come faccio spesso, alla finestra della mia camera da letto, e già attraverso la tenda chiusa noto un giallo quasi abbagliante che serpeggia sinuoso sul mattonato tra la casa e il giardino. Si tratta semplicemente del tubo dell'acqua per annaffiare le piante, giallo, che spicca come una cometa in cielo, in quanto, per non so quale motivo, riflette la luce giallognola che filtra da dietro le nubi. Credo che sarà un'altra di quelle piogge che lasciano ovunque uno strato sabbioso di rigini desertiche. Mi dico che, in fondo, ho fatto bene, il pomeriggio, a non farmi lavare la macchina; solo una pompata fuori dal cancello di casa.
Il disco molto-rock-ma-melodico-super va avanti; la gatta si è spostata, sicuramente in un altro dei suoi "luoghi morbidi" preferiti (si muove per casa oscllando teneramente una pancia piena di un numero indecifrabile di suoi diretti discendenti). E' ora di mettersi a studiare un po', anche se rimarrei sul letto a scrivere, pensare, ascoltare la musica per tutta la serata, anche perchè ho da poco rimesso il copriletto blu a righe che mi piace tanto. "Strano - penso - ho messo un copriletto leggero perchè da giorni ormai fa un caldo quasi estivo, e improvvisamente ritorna la pioggia (e magari il freddo, stai a vedere)".
Voglio non perderli mai questi momenti, voglio potermi permettere sempre uno spazio silenzioso in cui irrompere con la musica, i pensieri, le letture, affondando di tanto in tanto il naso nell'odore fresco e dolce delle coperte appena lavate.

26 aprile 2006

Come mi piace



Da qualche parte nel bosco di Arden...
JAQUES Bel ragazzo, ti prego, diventiamo più amici.
ROSALINDA Mi dicono che siete un tipo un po' depresso.
JAQUES E' così. Preferisco lo spleen alla risata.
ROSALINDA Sì, però chi eccede nell'uno e nell'altro lato, è gente detestabile. Si espone ogni momento agli appunti più squallidi, peggio degli ubriaconi.
JAQUES Ma no, no, triste è bello, e tenerselo in sé.
ROSALINDA Allora è bello pure essere un palo.
JAQUES Nota bene, io non ho la tristezza del dotto, che poi è invidia. Non ho quella del musicista, che è un po' roba da matti. Né quella del cortigiano, che è pura arroganza. Né del soldato, che è ambizione. Né del magistrato, che è una tristezza diplomatica. Né quella della signora, pura civetteria. E neanche quella dell'innamorato, che è un po' tutto assieme. La mia è una tristezza solo mia, composta di molti ingredienti estratti da molti dati, ed è per l'esattezza la somma delle riflessioni che ho fatto durante i miei viaggi, nei quali un ruminar ricorrente m'avvoltola in una molto stramba tristezza.
ROSALINDA Siete un viaggiatore! Sfido che avete titoli ad essere triste! Magari avete venduto le vostre terre per vedere quelle degli altri. E poi, chi molto vede e nulla stringe è come chi ha occhi ricchi e mani vuote.
JAQUES Beh, mi sono fatto un'esperienza.
da Come vi piace di W. Shakespeare (atto IV, scena I)

22 aprile 2006

Cerca di essere felice

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio. Finché è possibile senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Di' la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare. Evita le persone volgari ed aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti. Conserva l'interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l'immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai diritto ad essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l'universo ti si stia schiudendo come dovrebbe. Perciò sii in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fai attenzione. Cerca di essere felice.
TROVATA NELL'ANTICA CHIESA DI SAN PAOLO - BALTIMORA DATATA 1692 (traduzione di Enrico Orofino)

01 aprile 2006

Pensieri didascalici

Non vorrei essere un pensatore didascalico, ma non sapendo quanto è grande, mediamente, una coscienza, non riesco a farmi un'idea delle dimensioni della mia, e neanche del suo peso. Cerco di pensare alla cosa più semplice che associo mentalmente ad un dato concetto, e poi ne analizzo i vari aspetti, e spesso scopro che la mia mente ne sa molto più di me; non smette mai di sorprendermi, è preparatissima, nonostante io non mi sforzi particolarmente per allenarla o fornirle nuove risorse. Forse il mio compito è solo di farle spazio. Scommetto di essere stato didascalico, ma non posso farne a meno.
I pesci, nell'acquario, sono rossi? Si, certo. No, invece. Mi sforzerò di pensarli turchesi, con gli occhiali, grandi intenditori di vini, e appassionati dei romanzi di Dashill Hammet - che fino a tre giorni fa non sapevo neanche chi fosse.
Strappate pure i capelli ad un uomo, ma lui non penserà mai che quella sia una didascalia. E invece magari lo è. Bisognava punirlo; circuirlo, minacciarlo, umiliarlo. Ma in ogni caso è stato aggiunto un ingrediente specifico dell'uomo, come per i pesci rossi: l'IMMAGINAZIONE. Tanto i capelli, se è destino ricrescono, oppure cadono; e allora è meglio, più rapido, più scottante, immaginare tutto ciò, e poi... alzarsi e andare a pisciare. Perchè senza l'istinto ci saremmo rotti le palle migliaia di anni fa.
...Ma prima ho dovuto concludere un pensiero, questo, che so già che in linea di massima è condivisibile, oppure che io stesso domani, giudicherò didascalico. E' un loop.

23 marzo 2006

UN IMPIEGATO INNAMORATO

(Con aria imbarazzata) Ma cosa ridi? Non mi trovo affatto a mio agio, qui di fronte a te. O meglio, sto benissimo, ma non mi coinvolgi, non mi prendi. Non so perché, non te lo so spiegare. In questo momento da te voglio una cosa sola, e lo sai. Non me ne frega niente sinceramente che sei stufa dei ragazzi che pensano solo a quello, non è colpa mia. E poi non sarebbe certo la prima volta, anzi…Senti, non mi va di discutere qui in corridoio, ma cerco di venire incontro ai tuoi impegni…sprecando, tra l’altro, tutta la mia ora di pausa…
Insomma, tu sei sempre felice di vedermi, io invece provo nei tuoi confronti quasi un senso di indifferenza, e mi rendo conto di avere con te un atteggiamento freddo, anche se tu, carinamente, non me lo fai mai notare. Forse ti ho sottovalutato, forse mi conosci già così bene da sapere che sono fatto così, che mi distraggo e mi perdo nei miei pensieri assai di frequente. Se fosse così vorrebbe dire che sei davvero un genio e, soprattutto, la mia anima gemella. Oppure sei semplicemente stupida. Perdonami ma è il pensiero che mi passa più frequentemente nella testa mentre ti ho di fronte. Oramai ci frequentiamo tutti i giorni da quasi un mese, e ci vediamo quasi sempre alla stessa ora. Io sto imparando a conoscere le tue abitudini, e tu le mie. Perché ho l’impressione che con me tu abbia sempre lo stesso atteggiamento, a prescindere da quello che ci succede? Non ho ancora conosciuto un tuo stato d’animo diverso da quello che avevi quando ci siamo visti per la prima volta. Quando ci vediamo abbiamo sempre qualcuno intorno, non riusciamo mai ad avere un momento di maggiore intimità. Non mi permetti di guardarti dentro, di assaporare tutto di te; come pretendi che io mi apra nei tuoi confronti? Forse sono io a toccare i tasti sbagliati…o forse è proprio questo che vuoi. Probabilmente a te sta bene mantenere la situazione invariata, lasciare le cose come stanno.
Cosa c’è? Hai paura di perdere qualcosa di importante? Beh, lasciatelo dire: non so se sia giusto, ma tante altre, per fortuna, non hanno bisogno di pensarci su per così tanto tempo e non si fanno tutti questi scrupoli! Insomma, non mi sembra mica di chiedere la luna, cazzo! Non pretendo chissà quale dose di dolcezza, ma penso che nella tua posizione sia un gesto dovuto, da parte tua. E smettila di fissarmi con quello sguardo da ebete!
Senti, sarò forse brutale, e tu ci rimarrai male, ma ho capito che se non puoi o non vuoi darmi quello che cerco, qualunque sia il motivo, ti devo lasciare. E’ l’unica. Perdonami, sento di dovermi comportare in maniera risoluta, almeno in questa situazione. Per cui non prendertela, comunque andranno le cose. Magari continueremo a vederci, rimarremo “buoni amici”, come si usa dire in questi casi; continuerò a passarti davanti, anche tutti i giorni, e tu starai là a guardarmi, a ripensare ad un rapporto che è finito senza un vero perché… No, aspetta. Io lo so benissimo il perché. Tutto è cominciato quando ho toccato il tasto dolente. Tu dicevi che ti eri rotta…che bisognava attendere…che qualcosa si era inceppato…Beh, sai che c’è di nuovo? Sono io che mi sono rotto! Sei davvero una mentecatta, ecco quello che sei. La tua vita continuerà ad essere piatta ed emozionalmente deprimente per sempre, e non riuscirai a trascinarmi nel tuo mondo grigio e freddo. Mi sono davvero rotto le palle di aspettare, tra noi è tutto finito! Addio.
(Qualche istante più tardi, dopo essersi frugato nelle tasche) Ehi, un momento, aspetta…Non può finire così. Io devo riavere i miei soldi! Si, hai capito bene, i miei fottutissimi cinquanta centesimi. E smettila di lampeggiare, non ci crede più nessuno al numero verde dell’assistenza. Ridammi la mia monetina! Ridammi i miei soldi o sarò costretto a percuoterti! (Urlando) Assistenza! Assistenza!...Ho bisogno di aiuto! (Accasciandosi a terra) Non può finire così. Non può finire così ancora una volta… Preso in giro in questo modo! Da una stupida macchinetta del caffè…

Melanconia per personaggi cechoviani

Torno a casa dopo una giornata piena di lavoro. Il lavoro, che offre dignità all’essere umano. Il lavoro è andato bene, il lavoro è andato male, è lo stesso. C’è; e questo è ciò che mi permette di essere al massimo un po’ depresso, malinconico; niente di più grave, per fortuna. Che piova o che splenda il sole, arriva questo momento, nel quale, confesso, mi piace sguazzare; a volte addirittura cullarmi: è il mio universo solidale. Prendo posto accanto alla finestra, guardo di fuori, ascolto il silenzio, e vorrei solo una cosa dalla vita. Lì, in quel momento. Ma ogni volta che mi avvicino a capirla, a darle una forma, passa un treno. Sempre lo stesso, puntuale come mai lo sono i treni nella realtà. Mi resta addosso un senso di perdizione, mi tremano un po’ le gambe, e tutto quello che per qualche istante si era poggiato sulla punta della mia lingua, pronto ad uscire fuori forte e potente come un fiume, viene inspiegabilmente inghiottito. Allora mi siedo un istante, accenno qualche nota col violino, e finisco inevitabilmente per recarmi in cucina a mangiare qualcosa. Ho una voglia matta di fare cose nuove, anche se so già che non ne porterò a termine nessuna. E’ un perenne tentativo di costruire qualcosa, il mio; tutte le cose della mia vita sono fatte a pezzi, come le costruzioni; ma in ognuna mancano dei pezzi fondamentali, e nessuno riesce a vederlo, questo. Ma quali pezzi? Quali? Quando cerco di capirlo la paura di me stesso fa si che passi quel treno per distrarmi. Allora non mi resta altro da fare che andare alla ricerca di un sorriso, di uno sguardo che, empaticamente, mi riporti la passione dell’ottimismo.