26 aprile 2006

Come mi piace



Da qualche parte nel bosco di Arden...
JAQUES Bel ragazzo, ti prego, diventiamo più amici.
ROSALINDA Mi dicono che siete un tipo un po' depresso.
JAQUES E' così. Preferisco lo spleen alla risata.
ROSALINDA Sì, però chi eccede nell'uno e nell'altro lato, è gente detestabile. Si espone ogni momento agli appunti più squallidi, peggio degli ubriaconi.
JAQUES Ma no, no, triste è bello, e tenerselo in sé.
ROSALINDA Allora è bello pure essere un palo.
JAQUES Nota bene, io non ho la tristezza del dotto, che poi è invidia. Non ho quella del musicista, che è un po' roba da matti. Né quella del cortigiano, che è pura arroganza. Né del soldato, che è ambizione. Né del magistrato, che è una tristezza diplomatica. Né quella della signora, pura civetteria. E neanche quella dell'innamorato, che è un po' tutto assieme. La mia è una tristezza solo mia, composta di molti ingredienti estratti da molti dati, ed è per l'esattezza la somma delle riflessioni che ho fatto durante i miei viaggi, nei quali un ruminar ricorrente m'avvoltola in una molto stramba tristezza.
ROSALINDA Siete un viaggiatore! Sfido che avete titoli ad essere triste! Magari avete venduto le vostre terre per vedere quelle degli altri. E poi, chi molto vede e nulla stringe è come chi ha occhi ricchi e mani vuote.
JAQUES Beh, mi sono fatto un'esperienza.
da Come vi piace di W. Shakespeare (atto IV, scena I)

22 aprile 2006

Cerca di essere felice

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio. Finché è possibile senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Di' la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare. Evita le persone volgari ed aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti. Conserva l'interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l'immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai diritto ad essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l'universo ti si stia schiudendo come dovrebbe. Perciò sii in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fai attenzione. Cerca di essere felice.
TROVATA NELL'ANTICA CHIESA DI SAN PAOLO - BALTIMORA DATATA 1692 (traduzione di Enrico Orofino)

01 aprile 2006

Pensieri didascalici

Non vorrei essere un pensatore didascalico, ma non sapendo quanto è grande, mediamente, una coscienza, non riesco a farmi un'idea delle dimensioni della mia, e neanche del suo peso. Cerco di pensare alla cosa più semplice che associo mentalmente ad un dato concetto, e poi ne analizzo i vari aspetti, e spesso scopro che la mia mente ne sa molto più di me; non smette mai di sorprendermi, è preparatissima, nonostante io non mi sforzi particolarmente per allenarla o fornirle nuove risorse. Forse il mio compito è solo di farle spazio. Scommetto di essere stato didascalico, ma non posso farne a meno.
I pesci, nell'acquario, sono rossi? Si, certo. No, invece. Mi sforzerò di pensarli turchesi, con gli occhiali, grandi intenditori di vini, e appassionati dei romanzi di Dashill Hammet - che fino a tre giorni fa non sapevo neanche chi fosse.
Strappate pure i capelli ad un uomo, ma lui non penserà mai che quella sia una didascalia. E invece magari lo è. Bisognava punirlo; circuirlo, minacciarlo, umiliarlo. Ma in ogni caso è stato aggiunto un ingrediente specifico dell'uomo, come per i pesci rossi: l'IMMAGINAZIONE. Tanto i capelli, se è destino ricrescono, oppure cadono; e allora è meglio, più rapido, più scottante, immaginare tutto ciò, e poi... alzarsi e andare a pisciare. Perchè senza l'istinto ci saremmo rotti le palle migliaia di anni fa.
...Ma prima ho dovuto concludere un pensiero, questo, che so già che in linea di massima è condivisibile, oppure che io stesso domani, giudicherò didascalico. E' un loop.

23 marzo 2006

UN IMPIEGATO INNAMORATO

(Con aria imbarazzata) Ma cosa ridi? Non mi trovo affatto a mio agio, qui di fronte a te. O meglio, sto benissimo, ma non mi coinvolgi, non mi prendi. Non so perché, non te lo so spiegare. In questo momento da te voglio una cosa sola, e lo sai. Non me ne frega niente sinceramente che sei stufa dei ragazzi che pensano solo a quello, non è colpa mia. E poi non sarebbe certo la prima volta, anzi…Senti, non mi va di discutere qui in corridoio, ma cerco di venire incontro ai tuoi impegni…sprecando, tra l’altro, tutta la mia ora di pausa…
Insomma, tu sei sempre felice di vedermi, io invece provo nei tuoi confronti quasi un senso di indifferenza, e mi rendo conto di avere con te un atteggiamento freddo, anche se tu, carinamente, non me lo fai mai notare. Forse ti ho sottovalutato, forse mi conosci già così bene da sapere che sono fatto così, che mi distraggo e mi perdo nei miei pensieri assai di frequente. Se fosse così vorrebbe dire che sei davvero un genio e, soprattutto, la mia anima gemella. Oppure sei semplicemente stupida. Perdonami ma è il pensiero che mi passa più frequentemente nella testa mentre ti ho di fronte. Oramai ci frequentiamo tutti i giorni da quasi un mese, e ci vediamo quasi sempre alla stessa ora. Io sto imparando a conoscere le tue abitudini, e tu le mie. Perché ho l’impressione che con me tu abbia sempre lo stesso atteggiamento, a prescindere da quello che ci succede? Non ho ancora conosciuto un tuo stato d’animo diverso da quello che avevi quando ci siamo visti per la prima volta. Quando ci vediamo abbiamo sempre qualcuno intorno, non riusciamo mai ad avere un momento di maggiore intimità. Non mi permetti di guardarti dentro, di assaporare tutto di te; come pretendi che io mi apra nei tuoi confronti? Forse sono io a toccare i tasti sbagliati…o forse è proprio questo che vuoi. Probabilmente a te sta bene mantenere la situazione invariata, lasciare le cose come stanno.
Cosa c’è? Hai paura di perdere qualcosa di importante? Beh, lasciatelo dire: non so se sia giusto, ma tante altre, per fortuna, non hanno bisogno di pensarci su per così tanto tempo e non si fanno tutti questi scrupoli! Insomma, non mi sembra mica di chiedere la luna, cazzo! Non pretendo chissà quale dose di dolcezza, ma penso che nella tua posizione sia un gesto dovuto, da parte tua. E smettila di fissarmi con quello sguardo da ebete!
Senti, sarò forse brutale, e tu ci rimarrai male, ma ho capito che se non puoi o non vuoi darmi quello che cerco, qualunque sia il motivo, ti devo lasciare. E’ l’unica. Perdonami, sento di dovermi comportare in maniera risoluta, almeno in questa situazione. Per cui non prendertela, comunque andranno le cose. Magari continueremo a vederci, rimarremo “buoni amici”, come si usa dire in questi casi; continuerò a passarti davanti, anche tutti i giorni, e tu starai là a guardarmi, a ripensare ad un rapporto che è finito senza un vero perché… No, aspetta. Io lo so benissimo il perché. Tutto è cominciato quando ho toccato il tasto dolente. Tu dicevi che ti eri rotta…che bisognava attendere…che qualcosa si era inceppato…Beh, sai che c’è di nuovo? Sono io che mi sono rotto! Sei davvero una mentecatta, ecco quello che sei. La tua vita continuerà ad essere piatta ed emozionalmente deprimente per sempre, e non riuscirai a trascinarmi nel tuo mondo grigio e freddo. Mi sono davvero rotto le palle di aspettare, tra noi è tutto finito! Addio.
(Qualche istante più tardi, dopo essersi frugato nelle tasche) Ehi, un momento, aspetta…Non può finire così. Io devo riavere i miei soldi! Si, hai capito bene, i miei fottutissimi cinquanta centesimi. E smettila di lampeggiare, non ci crede più nessuno al numero verde dell’assistenza. Ridammi la mia monetina! Ridammi i miei soldi o sarò costretto a percuoterti! (Urlando) Assistenza! Assistenza!...Ho bisogno di aiuto! (Accasciandosi a terra) Non può finire così. Non può finire così ancora una volta… Preso in giro in questo modo! Da una stupida macchinetta del caffè…

Melanconia per personaggi cechoviani

Torno a casa dopo una giornata piena di lavoro. Il lavoro, che offre dignità all’essere umano. Il lavoro è andato bene, il lavoro è andato male, è lo stesso. C’è; e questo è ciò che mi permette di essere al massimo un po’ depresso, malinconico; niente di più grave, per fortuna. Che piova o che splenda il sole, arriva questo momento, nel quale, confesso, mi piace sguazzare; a volte addirittura cullarmi: è il mio universo solidale. Prendo posto accanto alla finestra, guardo di fuori, ascolto il silenzio, e vorrei solo una cosa dalla vita. Lì, in quel momento. Ma ogni volta che mi avvicino a capirla, a darle una forma, passa un treno. Sempre lo stesso, puntuale come mai lo sono i treni nella realtà. Mi resta addosso un senso di perdizione, mi tremano un po’ le gambe, e tutto quello che per qualche istante si era poggiato sulla punta della mia lingua, pronto ad uscire fuori forte e potente come un fiume, viene inspiegabilmente inghiottito. Allora mi siedo un istante, accenno qualche nota col violino, e finisco inevitabilmente per recarmi in cucina a mangiare qualcosa. Ho una voglia matta di fare cose nuove, anche se so già che non ne porterò a termine nessuna. E’ un perenne tentativo di costruire qualcosa, il mio; tutte le cose della mia vita sono fatte a pezzi, come le costruzioni; ma in ognuna mancano dei pezzi fondamentali, e nessuno riesce a vederlo, questo. Ma quali pezzi? Quali? Quando cerco di capirlo la paura di me stesso fa si che passi quel treno per distrarmi. Allora non mi resta altro da fare che andare alla ricerca di un sorriso, di uno sguardo che, empaticamente, mi riporti la passione dell’ottimismo.

18 marzo 2006

Haiku #2

Una rana mi guarda
allibita: sa benissimo cosa
sto pensando; ma io no.

Buoni propositi

Sto ascoltando i Kaiser Chiefs. Era da un po’ che non mi prendevo la licenza di starmene seduto al pc a scrivere, riflettere, con una musica di sottofondo scelta in modalità assolutamente RANDOM. E chi l’aveva mai sentita ‘sta canzone! “What did i ever give you”, molto Pink Floyd. Per fortuna dalla playlist di mio fratello esce sempre fuori un po’ di tutto, altrimenti sarei un perfetto ignorante riguardo alla musica. Ora ho scoperto un mio grande problema: non riesco mai a fare quello che voglio sentendomene pienamente padrone e a mio agio. Penso anche all’esempio più immediato. Ho deciso di stare seduto a scrivere e ascoltare musica, ma sono da qualche minuto seduto scomodissimo, e non faccio nulla per modificare la mia posizione. Inoltre vorrei avere uno spazio multimediale perfettamente funzionante e funzionale tutto per me, e invece ogni volta che prendo iniziativa per fare qualcosa di preciso (tipo vedere un film, scaricare delle foto, farmi un bel cd da ascoltare in macchina) sorgono i mille problemi del caso, e i miei buoni propositi svaniscono nel nulla. Sto approntando un riassettaggio momentaneo della postazione pc, in quanto le mie esigenze e quelle di mio fratello sono congenitamente incompatibili: lui è mancino, di conseguenza tutto è posizionato per essere comodo per lui (il mouse, la sedia, il mobiletto sotto alla scrivania, la luce ecc.) e, soprattutto devo starmene in camera sua. Per carità, mi ci trovo molto a mio agio, ma mi sento comunque “ospite”. Una noiosa canzone dei Block party mi obbliga a passare al pezzo successivo…Negramaro…mmm…staremo a sentire. Vorrei scrivere un racconto ispiratomi da varie persone che conosco miscelate tra loro. Per ora so che il protagonista della vicenda è un ragazzo, follemente innamorato, e che la vicenda si svolge in un piccolo centro di provincia, forse in Abbruzzo o in Umbria, o forse in un luogo indefinito e frutto esclusivo della mia fantasia. Passo e chiudo con il sottofondo dei Franz Ferdinand. Pappetta mentale.

11 marzo 2006

Considerazioni sul senso di colpa...

La voce si spezza; la palla di piombo appesa al cuore non permette slanci della psiche o del corpo: cerchiamo di sentirla più leggera, di un’altra forma, ma non serve. L’unica certezza è che più ci sforziamo di espellerla e più essa si agita all’impazzata dentro di noi. Vorremmo che ci schiacciasse i piedi, che ci colpisse dall’esterno, e invece lei è lì, grigia, silenziosa, che oscilla dentro di noi. Dobbiamo aspettare che il tempo la frantumi in mille pezzi, e poi attendere che questi pezzi escano pian piano da noi sotto forma di parole, gesti, azioni, pensieri…cacca, magari. Forse qualche pezzettino minuscolo e appena percettibile rimarrà incastrato come una scheggia in qualche angolo remoto di noi stessi, e se ne starà là, tranquillo, finché non andremo a cercarlo. Perché il senso di colpa è un nostro giudizio sulla nostra anima, e gli piace rimanere ben aggrappato al nostro corpicino che lo ospita, a volte anche quando la colpa, fuori, si è dileguata.

Considerazioni sul presentimento...

Il presentimento è un movimento istintivo del pensiero a metà tra conscio e inconscio.
E' come un sesto senso: una saetta che colpisce l'uomo-parafulmine nella sua mente, e prende il sopravvento sugli altri cinque sensi.
Alla base del presentimento c'è una speranza, un'idea rivelata che tende alla concretezza di un fatto.

05 marzo 2006

Haiku #1


Sul solco della
pioggia si posano i pensieri;
la vita rintocca.


Considerazioni sul vuoto...

Vuoto è lo spavento di un gradino che non c'è.
Non bianco, non nero, ma grigio.
Il vomito genera il vuoto, un muro abbattuto genera il vuoto.
Il vuoto è spazio: lo spazio tra le corde e il suono, lo spazio per fare una scelta.

19 febbraio 2006

In un sabato domenicale



E quando si assottiglierà
quello strato di polvere
che ricopre la memoria,
usciranno fuori tutti:
gli amici, gli amici del cuore, i nemici;
i maestri, gli insegnanti;
gli amori, i disamori;
le fortune, gli sgambetti della sorte,
le parole sciagurate, le illusioni,
il tè freddo, il tè caldo;
i parenti, i conoscenti, gli sconosciuti,
i giorni nei quali è rimasta
una piccola, sfuggente traccia di me.

12 febbraio 2006

Ho intravisto sedie volteggiare nell'aria

Ho intravisto sedie volteggiare nell'aria,
e per ognuna ho immaginato chi si alza e chi si siede,
chi ha ballato, cantato, suonato,
osato infrangere il muro del buio.
E ho capito, laconico, che se la libertà è partecipazione,
io voglio essere un petalo, e volteggiare...

29 gennaio 2006

La Notte Dei Cibi Viventi

Pubblico su questo blog un racconto breve umoristico che scrissi alla ormai lontana età di 15 anni, e che fu selezionato per un concorso letterario "gastrumoristico" di un certo riguardo (si chiamava CULINARIA RISOINTERRA, credo esista ancora); non vinse nessun premio, quindi non vi aspettate un bestseller, ma avevo comunque piacere a ritirarlo fuori dal cassetto...non si sa mai...
LA NOTTE DEI CIBI VIVENTI
Eh sì, mentre erano in corso i preparativi per quello che avrebbe dovuto essere il più grande ed elegante ricevimento degli ultimi dieci anni, qualcosa di molto importante stava per accadere nelle cucine. Mentre cuochi, camerieri e inservienti di ogni genere erano impegnati in mille faccende e correvano da una parte all’altra dell’ampia cucina come topi che fuggono dai loro nemici felini, i vari piatti, le varie portate e tutte le cibarie disponibili per la grande cena, si contendevano la propria posizione nel menu e facevano scommesse su quale sarebbe stato il piatto più gradito.
-Non voglio stare al quinto posto della pagina dei dolci! - esclamò Cioccolata Maria, già sbronza per le due cucchiaiate di brandy che le avevano mescolato. - E’ il posto che ti meriti - le rispose la Marchesa al cioccolato, che, nonostante fosse decaduta come nobildolce, conservava ancora il suo secondo posto.
Il menu (che non si è mai capito se si scrive con l’accento o meno), era anche un intreccio di culture e tradizioni culinarie. Vi si incontravano cibi di tutte le razze: quella sera una Coppa Nevada discuteva della guerra fredda con un Moscovita alla Crema e un Budino alla Diplomatica, e una Pizza Capricciosa piangeva perché non le avevano fatto fare il bagno Maria. Il tripudio generale tuttavia iniziò quando cominciarono ad essere servite le prime portate: i cavoli volevano stare a merenda, i piselli facevano proposte sconce alla farfalle che in realtà erano cotte di loro, un Salamino Piccante si faceva una pera.
Due vecchie befane chiesero un “bis” e il capocuoco se la dovette prendere con un aiutante quando dal forno tirò fuori un bis-cotto e un bis-crudo.
-Ci sono prima io! - continuava a sbraitare Cioccolata Maria.
Così intervenne l’Arte Culinaria per cercare di placare gli animi. Ma nessuno le diede retta. D’altronde, fin dal nido, chiunque l’aveva presa in giro per quel nome volgare che le avevano dato:
Culinaria. Qualcuno diceva che le avevano dato quel nome per via del parto al contrario: - Forse è uscita per i piedi - mormoravano in molti.
Ma lei non ci badava, e continuava: - Il menu è ricco, c’è posto per tutti -.
C’era un pesce che stava sempre appiccicato a tutti: - Un giorno - gli dicevano - dalle tue viscere estrapoleranno la colla - e non avevano poi tutti i torti.
- Tocca ai Nasi Goren - si sentì urlare alle 21,13 ora locale - ma assicuratevi che siano soffiati -.
Quando venne il momento della degustazione dei risotti, la tensione cominciò ad aumentare perché nessuno dei convocati si era ancora presentato. Una Rosetta si offrì per sostituirli, ma le venne immediatamente impedito dalla Crema Frangipane, ben appostata dentro una bacinella da insalata.
Ad un tratto si presentò uno in un pacco. - Chi sei? - gli domandò Frangipane insospettita. - So’ Riso, un risotto a sorpresa. - In che senso a sorpresa?- domandò un panino che stava facendo il “Filone” ad una pagnotta in ciabatte. - Nel senso che mi possono cucinare in moltissimi modi. Ma quello che preferisco è il risotto Felicità, so’ Riso de nome e de fatto -.
- Non possiamo rischiare di mandare tutto a pizza e fichi! - esclamò annoiata Culinaria. - Se fallisce?-. - Potremmo mandare Mozzarella - disse qualcuno. E dalle retrovie si udì: - Ma chi se la fila! -. Allora Mozzarella, che aveva sentito tutto, si incazzò come una bufala e se la prese con due patate: - Io vi riduco in crocchette! - sbraitò indignata. Il Pollo Arrosto prese subito le loro difese: - Ora vi prendo a botte. Come le preferite di coscia o di ala? -.
Non stiamo a raccontare come finì quell’episodio. Intanto, in un altro angolo della cucina, un cameriere chiese un’insalata con-dita, e aggiunse: - Ma assicuratevi che si sia tagliata le unghie! -.
-Ma-Scarpone lo devo usare? - domandò un cuoco tutto agitato. - No, ce lo teniamo for-Maggio - rispose un cuoco inglese.
Poi entrò una giovane modella che, tutta sulle sue, protestò a lungo col capocuoco perché sosteneva che le Bavette alla pirata le erano colate addosso e che probabilmente non erano alla pirata, ma bensì alla cameriere. Un estremista di destra, razzista, un certo Biancomangiare, se la prese molto perché era stato servito Pane Integrale, un extracomunitario. - Non c’è più religione! Questi stranieri rubano il lavoro ai nostri filoni; rimetteteli nei forni! -.
Intanto in una scodella un gamberetto parlava del più e del meno con una pizza toscana: - Sai, io lavoro come esca - diceva - pratico la pesca, e tu? -, - Io fo’-caccia - gli rispose entusiasta il farinaceo.
La lite tra Cioccolata Maria e la Marchesa al cioccolato proseguiva e si faceva sempre più accesa. Maria era un tipo dolce, mentre la Marchesa era assai più amara, quasi fondente. - Basta, hai torta. Ora mettiamo te a bagno, Maria, al posto di quella Capricciosa! -.
Tra i cibi più agitati si fecero notare i funghi, in particolare i porcini che, rotolandosi nel fango, fecero una grande confusione.
I camerieri seguitavano a scorrazzare di qua e di là gridando frasi del tipo: - Di chi è questo Pinot? -, - E’ di Pino! -; oppure - Serve un paté, un paté-ma d’animo! -; o anche - Questo liquore è vecchio. E’ da così tanto tempo che è rinchiuso in quella cantina, che è diventato “etichetta nera” -. E poi: - - Mi occorre dell’aceto, non dell’acetone! -.
Qualcun altro, sotto l’effetto di qualche calmante con notevoli e catastrofici effetti collaterali, sbiascicava: - Dove avete posato le posate? - Le posate? - No, io no! - Che posate? - I coltelli -Dove? - Non ne ho la più pallida idea - E la più abbronzata? - Ma forse qualcuno era solo sbronzo. Alcuni camerieri, per sbaglio, si erano versati qualche bicchiere di troppo per sé. Ma d’altronde come si poteva biasimarli? Entrarono tutti così nel pallone quella sera, che a qualcuno sarebbe piaciuto spiccare il volo come una mongolfiera.
La cena andò avanti fino alle 23,30 , poi tornò indietro alle 22,15 quando si ricordò di aver lasciato là il portafogli.
La lite tra la Marchesa e Maria si era placata. Ora che tutto era finito si godevano i loro momenti di pace.
Tra i superstiti e gli avanzi, qualcuno troppo lento a scendere dalla lunga tavola apparecchiata, venne gettato come uno scarto in qualche secchio dell’immondizia. D’altra parte questa è la sorte di molti cibi non consumati che non raggiungono la tanto ambita pace interiore dello stomaco di qualche vecchia grassona che possa conservarli a lungo dentro di sé. Un’altra cena era passata.
Ma come in ogni racconto che si rispetti, anche breve, non può mancare un bel lieto fine. Infatti, sempre per rimanere in tema gastrumoristico, non mi rimane altro da fare se non annunciare che, come molti già sapranno, il cacio si sposò con i maccheroni ed il prosciutto con il melone.

28 gennaio 2006

Mama Nonmama

Vedo stelle soltanto se l'oroscopo è gentile
ma mi sembra sera buona per comprare fiori da cortile.
Gioco a mama nonmama, non sono di compagnia,
chiedo alla nuova luna la luce per guardare il buio con fantasia.
Dove corre la gente nella bocca del destino
regalando la sua mente al potere più vicino...

Non so dove sto andando
ma so che ci sto andando
cammino contromano
cieco e sordo al richiamo
della voce del padrone,
della pubblica opinione.
Non so dove sto andando
ma so che ci sto andando
ma so che ci sto andando.

La mia pelle soltanto nelle braccia di un amore
mai sbiadita in una divisa o in un campo a fare il girasole.
Fermati viso bianco la storia ricorderà
la mano che semina il grano, non quella dell' avidità.

Non so dove sto andando
ma so che ci sto andando
cammino contromano
cieco e sordo al richiamo
delle facili occasioni,
delle pene, dei perdoni.
Non so dove sto andando
ma so che ci sto andando
non so dove sto andando
ma so che ci sto andando
ma so che ci sto andando.



Bandabardò, dall'album Tre passi avanti, 2004

Proverbio nigeriano

Non camminare davanti a me, potrei non seguirti.
Non camminare dietro a me, potrei non guidarti.
Cammina di fianco a me e sii mio amico.

Un amico è qualcuno che conosce la melodia del tuo cuore
e te la canta quando tu ti sei dimenticato le parole.

Lezioni d'inglese/English lessons



Per i principianti:
For beginners

"Tre streghe guardano 3 orologi Swatch. Quale strega guarda quale orologio swatch?"

Ed ora ripetete ad alta voce la traduzione in Inglese
Try to say :
"Three witches watch three Swatch watches. Which witch watch which Swatch watch?"

Per gli esperti:
For experts

"Tre streghe svedesi e transessuali guardano i pulsanti di 3 orologi svizzeri Swatch. Quale strega (svedese e transessuale) guarda qualepulsante di quale orologio svizzero Swatch?"

Ed in Inglese (sempre ad alta voce) :
Now try to say:
"Three Swedish switched witches watch three Swiss Swatch watch switches. Which Swedish switched witch watch which Swiss Swatch watch Switch?"


Adesso potete pulire lo schermo del vostro computer...
Now you can clean your pc's screen...

23 gennaio 2006

Super Pollo: cos'è?



Cercando in giro per il web saltano fuori diverse esperienze di Super Polli...queste (un sito e un blog) sono solo esempi delle infinite e incommensurabili forze occulte del Super Pollo...

http://dominionrd.blogspot.com/2005/01/super-pollo.html

www.superpollo.cl

CL=???

Super Pollo è nei menù, nei fumetti, nella cronaca, nell'industria polliera (nell'allevamento)...e dove meno ve lo aspettate...!

18 gennaio 2006

Chagall...


Chagall… è un nome che suona strano, ma forse qualcuno lo ha già sentito. Marc Chagall, autentico ebreo (bielo)russo è stato uno dei più grandi pittori del secolo scorso, il secolo dei vostri genitori, nonni, bisnonni. È vissuto quasi cento anni (dal 1887 al 1985)!!!, dipingendo sempre in modo strano e originale, allegro e divertente, affermandosi come uno degli artisti di maggior rilievo del Surrealismo.


"E quali che fossero le tragiche intonazioni che risuonassero nell’arte di Marc Chagall, lui conservò, sempre, la profonda convinzione che il mondo, alle origini, fosse splendido e buono nei confronti dell’uomo". (Julia Stepanez)


(Nell'immagine: La passeggiata, dipinto ad olio su tela di cm 170 x 163,2 realizzato dal pittore tra il 1917 ed il 1918. È conservato al Museo di Stato Russo di San Pietroburgo.
Il soggetto è un'inverosimile passeggiata romantica dei due innamorati - Chagall e la moglie - nel verde delle campagne fuori Vitebsk, durante un picnic).

L'amore per Dino

Sei il mio amato, Dino
ti ho sempre tra i pensieri, ricorDino

Amo le tue dolci mani, contaDino
bramo le tue lisce superfici, comoDino

Tu soddisfi a pieno la mia sete, lavanDino
sei l'immagine bucolica della mia vita, giarDino

Ma la mia poesia, lo sai, è piu' bella...RiccarDino!



Elisa