23 giugno 2007

Cronache universitarie #1

Vicenda realmente accaduta, secondo leggende metropolitane, durante un esame universitario...

Professore: "È in grado di dirmi quale organo dei mammiferi riesce, una volta eccitato, a raggiungere dimensioni pari a sei volte le dimensioni dell'organo a riposo?"
Studentessa: (arrossendo terribilmente) "Non saprei..."
Professore: "Non lo sa proprio? Ci pensi, non è difficile!"
Studentessa: (sempre più a disagio) "Non mi viene in mente niente..."
Professore: "Su, pensi alla vita di tutti i giorni..."
Studentessa: (in grave imbarazzo) "Beh..."
Professore: "Forza signorina, si butti!"
Studentessa: "Il pene?"
(Scoppia un boato nell'aula)
Professore: (calmissimo) "Complimenti a lei e al suo fidanzato, signorina. Comunque l'organo è la pupilla."

03 giugno 2007

Tratti da artista...

L'artista non vi guarda mai dritto negli occhi, ma sempre in modo torbido, confuso; non ha certo lo sguardo da sparviere dell'osservatore o quello da falco dell'ufficiale di cavalleria. Questo dipende dal fatto che lui nello stesso tempo vede i tratti vostri e quelli di un Ercole di gesso che sta nella sua stanza, oppure concepisce la sua prossima opera. Per questo stesso motivo risponde spesso incoerentemente, a volte a sproposito, e tutte queste idee che gli frullano in testa aumentano ancora di più la sua timidezza. A questa categoria di persone apparteneva il giovane da noi descritto, l'artista Piskarev, schivo e timoroso, ma capace di sentimenti che al momento giusto avrebbero potuto causare un incendio.


tratto dal racconto La Prospettiva Nevskij di Nikolaj Gogol', nei Racconti di Pietroburgo

22 maggio 2007

Intuizioni geniali e scoperte sensazionali

Il mio caro amico Mauro (ci conosciamo dai tempi del liceo e abbiamo iniziato i primi laboratori teatrali insieme, sebbene lui ora si occupi d'altro) mi ha spedito alcuni giorni fa un racconto di un bizzarro episodio capitatogli negli uffici della facoltà di Scienze naturali nella quale studia e sta per laurearsi. Tutto inizia quando i due professori ai quali, se non ho capito male, fa da assistente, lo salutano per la pausa pranzo e lo lasciano in ufficio con l'incarico di rispondere al telefono. Passano pochi minuti e un misterioso ragazzo telefona per annunciare, balbettando e come in preda al panico, di aver fatto una sensazionale scoperta, e chiede a Mauro di poter parlare immediatamente con i professori e di avere accesso ai laboratori dell'università per fare delle importantissime analisi che comproverebbero la sua tesi. Mauro, per farla breve, gli dice di parlare con i professori prendendo magari un appuntamento nei giorni successivi. Ma passa appena un'ora e il ragazzo del telefono si presenta senza preavviso direttamente nell'ufficio dei professori, e Mauro non può che acconsentire alla sua richiesta di attendere lì il loro ritorno.
Di seguito il racconto a caldo di Mauro che, incuriosito, è riuscito a spiare il colloquio tra il piccolo Einstein e i docenti.

Cari miei,
pochi minuti dopo il mio incontro con il giovane scienziato della natura sento rientrare i miei professori e il primo, il più giovane, oltrepassando la soglia sgrana gli occhi nella mia direzione come a comunicarmi qualcosa che lo lascia atterrito. Si tratta dello studente in questione che entra con l'altro prof. Non me ne vogliano o vogliate per ciò che sto per raccontare, ma lo stupore che manifestavo durante il colloquio che i tre hanno avuto, e che ho potuto ascoltare restando in silenzio nel corridoio, era sì grande che a stento riesco a trattenermi dal descriverlo e dal raccontare l'accaduto. Quindi procedo. Flemmatico, il ragazzo inzia a raccontare la sua storia, intesa proprio come sua storia di vita: soffre di un disturbo psichico chiamato disturbo bipolare dell'umore e spiega ai due che si tratta di un'alternanza di stati depressivi ed euforici che lui cura tramite medicinali e ricoveri saltuari, l'ultimo dei quali terminato stamattina. Non sono nella stanza quindi non posso descrivervi le espressioni probabilmente attonite dei miei due professori, ma posso immaginarle, quando lui chiede il permesso di prendere le sue pillole approfittando delle ore 14, e iniziando a descrivere ogni movimento che compie recitando "ora cerco le mie pillole che sono nello zaino, ora trovo le mie pillole, ora prendo le mie pillole" etc. Inizia a spiegare quella che può essere la sua scoperta dicendo di aver da poco iniziato a fumare e che nei momenti in cui perde la concentrazione, riesce a riacquistarla solo dopo alcune boccate di fumo (chiede il permesso di accendersi una sigaretta, che gli viene negato, e offre ai proffs una sigaretta per dopo). Crede che le sigarette che lui fuma siano particolari e possano contenere una sostanza che aiuti la concentrazione. Sono sigarette sul dorso delle quali in lingue diverse non viene ripetuto lo stesso concetto (es: in italiano c'è la composizione del tabacco, in tedesco c'è scritto un'altra cosa e in inglese c'è scritto che fumare è piacevole). Sono sigarette al mentolo e inizia a raccontare altri aneddoti circa la sua vita e la sua situazione familiare. Vuole che sia eseguita l'analisi del tabacco delle sigarette che fuma per scoprire cosa vi sia che aiuti la sua concentrazione, riferendo anche del suo elevatissimo quoziente intellettivo, da lui calcolato tramite attendibili tests, e che si attesta ad un valore superione al 93% della media mondiale, invitando anche i professori ad eseguirlo. Molti premi nobel, dice, hanno avuto intuizioni geniali.
Dopo aver ricevuto una comprensiva e cordiale risposta dai suoi due interlocutori che gli suggerivano un luogo adatto per far analizzare il suo tabacco, inizia una nuova discussione interpellandoli così: "Voi siete religiosi? credete in una religione?". Entrambi ammettono la loro condizione di atei, non credenti, ed il ragazzo inizia discorsi attorno ai quali mi sono un po' perso perchè restavo attento ed incredulo ed al tempo stesso disorientato, in piedi nel corridoio. Asserisce di far parte di una associazione o congrega religiosa che porta il nome di "Servitori degli Angeli del Signore".Ormai è palese che il ragazzo non sta proprio troppo bene. Afferma anche di avere avuto delle rivelazioni circa L'apocalisse che avverrà nel settembre del 2008, cosa di cui il mio professore non si preoccupa perchè quando ci sarà la morte non ci sarà lui, e la cosa non lo turba affatto.Le rivelazioni gli vengono fatte tramite dei messaggi subliminali che gli giungono sottoforma di voci. A questo punto, accortosi probabilmente degli sguardi basiti dei due professori spiega loro che la scritta "Manicomio" che si trova sull'esterno dei palazzi in cui sono ricoverati i matti, è posizionata proprio all'esterno degli edifici perchè si riferisce a tutti quelli che si trovano fuori dai manicomi e non a chi ci sta dentro. Informa il professore di voler andare a colloquio anche con un professore del dipartimento di fisica per parlargli di un incontro che ha avuto: un incontro del "secondo tipo". Spiega che quelli del primo tipo sono gli avvistamenti di ufo e quelli del secondo tipo sono comunicazioni telepatiche, proprio come quella di cui lui è stato oggetto. Gli alieni lo hanno contattato con una incomprensibile forma di linguaggio telepatico.Inoltre vuole anche parlare col Papa perchè ritiene che egli abbia messo in giro una sostanza tossica, forse nelle sigarette (o qualcosa del genere) e riferisce in via del tutto confidenziale ai miei due professori che lui ha una teoria (forse suggeritagli dagli alieni... ma mi ero perso alcune parti del discorso quindi non ne sono sicuro) che si basa sulle parole del discorso tenuto da Ratzinger il giorno della sua elezione. Recita a memoria il discorso iniziale proclamato da Ratzinger appena eletto Papa e chiede ai proffs cosa ne pensino del Papa in questione. Loro sempre basiti e tartaglianti si producono in alcuni sommari giudizi attendendo dallo studente la sua rivelazione che lui manifesta rapidamente: "Io credo che Papa Ratzinger sia l'incarnazione di satana sulla faccia della terra!". Se non sbaglio il mio prof ha tentato brevemente di dissuaderlo da questa convinzione ma lui adduceva un'altra affascinante quanto sconclusionata prova della sua teoria satanico-papista. Chiede ai due: "conoscete Guerre Stellari?". A questo punto il professore cerca di fargli capire il carattere fantastico e assolutamente inverosimile della saga di Guerre Stellari e la sua assoluta ignoranza circa le vicende della saga di Lucas, e il nostro studente gli spiega che, sebbene loro non abbiano visto Guerre Stellari, lui li assicura che un'altra prova che Papa Ratzinger sia l'impersonificazione del male si trova nell'incredibile somiglianza tra Papa Ratzinger e l'Imperatore del Male i cui volti sono uguali e sovrapponibili. Lo sconcerto dei due non posso vederlo ma lo sento nei silenzi prolungati e nei tentativi di dirigere la conversazione verso terreni meno improbabili.
Finalmente il ragazzo chiede delle informazioni circa l'esame di chimica e gli esercizi relativi. Poco dopo ringrazia per l'attenzione e la pazienza dimostrategli, saluta e, accompagnato alla porta, se ne va.
Rega'.
Senza parole.
L'unica cosa: se vi capita di trovarvi a parlare con persone del genere, ascoltale un po' perchè immagino debbano avere un gran bisogno di confidarsi e di parlare delle mille cose sconclusionate che hanno in testa. Nun fate i vaghi che gireno le spalle.

Saluti vivissimi,

Payo'_

03 maggio 2007

Delitto e castigo


"Un giovane che è stato espulso dall'università e vive in condizioni di estrema indigenza, suggestionato, per leggerezza e instabilità di concezioni, da alcune strane idee "non concrete" che sono nell'aria, si è improvvisamente risolto a uscire dalla sua brutta situazione. Ha deciso di uccidere una vecchia che presta denaro a usura..."

(Da una lettera di Dostoevskij a M. N. Katkov, 1865)

"Il terrore lo invadeva sempre più, specialmente dopo quel secondo e del tutto imprevisto assassinio".

Raskòl'nikov:
Che cosa bisogna fare? Demolire tutto quello che è necessario demolire. Una volta per sempre e poi basta; e prendere il dolore sulle nostre spalle. Come, non capisci? Più in là capirai... La libertà e il potere... Soprattutto il potere su tutti gli esseri pavidi e su tutto il formicaio. Ecco la mèta! Ricordatelo! Questo è il viatico che ti dò, perché forse è l'ultima volta che ti parlo. Se non ritorno domani verrai a sapere tutto e allora ricordati di queste mie parole. Se invece ritorno domani, ti dirò chi ha ucciso Lizavéta. Addio.

(Da Delitto e castigo di F. Dostoevskij)

24 aprile 2007

Quattro calci al pallone

Mi bastano poche cose
in questi giorni di sole;
il sole, per l’appunto, un
vento leggero in faccia.
Fare una passeggiata,
scansare i pensieri che
mi fanno rigirare sul
cuscino, le notti storte.
Ascoltare le parole
che scivolano veloci
sull’asfalto, gli amici;
mi ricordo che bastano
un sorriso, a volte, e
quattro calci al pallone.

19 aprile 2007

Oggi ti ho rivisto

Oggi ti ho rivisto.
Volevi abbracciarmi?
Io, così comodo, là
di fronte a te sazio.
Speravo di parlare,
di emettere suoni.
Volevo abbracciarti.
Il tuo viso stanco
l’avrei osservato
per ore, senza pace.
Ho avuto coraggio
solo per uno sguardo.
Oggi ti ho rivisto;
forse ho rivisto me.

10 aprile 2007

Hai schivato la notte nera

Hai schivato la notte nera,
La noia che si fa sincera
E ti dice in faccia ogni cosa,
La più dolce, la più morbosa.
E non sa dove sei finito
E non lo sai neanche tu.
L’amore suo non è tradito,
In te risplende nuova virtù.

28 marzo 2007

Adoro forse è troppo

Adoro forse è troppo;
meglio la parola “bene”
per dire che le pene
d’amore sono sciroppo
che cura il mal di noia.
Mi culla la sua voce,
e nel cervello atroce
respira nuova gioia.

11 marzo 2007

La sabbia fra le dita

Facciamo molto per le persone che amiamo, apparentemente, ma quando ripensiamo al giorno appena trascorso, vediamo che sebbene si sia fatto tutto per loro, non ci è rimasta la forza o il tempo per stringerli fra le braccia e pronunciare una parola gentile e tenera. Le nostre vite scivolano via come la sabbia fra le dita.


Krzysztof Kieslowski

28 febbraio 2007

(241)

Mi piace un volto d'agonia
Perché so ch'è sincero.
L'uomo non può contraffare lo spasimo
Né simulare il rantolo.

Gli occhi si fanno vitrei ed è la morte.
Impossibile fingere
Le perle di sudore sulla fronte
Infilate dalla sommessa angoscia.


(Emily Dickinson, c. 1861)

15 febbraio 2007

Il dito sulla bocca


Il bambino biondo ha la bocca semiaperta, un’espressione sbalordita e sciocca. La mano degli uomini gli scivola improvvisamente tra le mani, allora si volta e comincia a camminare rapido e incerto verso il silenzio. Si guarda attorno, atterrito dalla paura. Nei suoi occhi improvvisamente anziani e saggi, scorre l’illimitato. E’ solo, adesso. Sente una voce; vede un volto, forse; il vento gli accarezza le gote pallide. Sta lentamente abbandonando il suo istinto animale, e prende corpo in lui la necessità di nascondersi, o di urlare; ma la prima è più forte e decisa, e si manifesta con il crudele aspetto della razionalità. Segue il pianto, ultima àncora di salvezza dell’istinto oramai in estinzione. Comincia a ricordarsi della vita che fu, e la svolge; come i cerchi nell’acqua quando si tira un sasso, secondo un fato stabilito, un ritmo incessante, limitato. Da ora in poi cercherà di capire guardando le stelle, ascoltando il canto degli uccelli, toccando il viso di una donna, respirando l’odore dei tulipani e della terra stessa, raccontando delle storie. E scoprirà che c’è sempre un angelo, nascosto da qualche parte, pronto a tendergli nuovamente la mano.

10 febbraio 2007

NON UCCIDERE


La legge non dovrebbe imitare la natura. Dovrebbe correggerla. La legge è stata creata dagli uomini per regolare i rapporti sociali. Ciò che noi siamo e come viviamo dipende dalle leggi; che noi osserviamo o infrangiamo. Fino a quando la sua libertà non lede quella di un altro uomo… La pena, la pena è una forma di vendetta, specialmente se mira ad arrecare il male, e non a prevenire il delitto. Ma in nome di chi si vendica la legge? Veramente lo fa in nome degli innocenti? E sono i veri innocenti che fanno la legge?


Fin dai tempi di Caino mai una punizione che sia riuscita a migliorare il mondo o scoraggiarlo dal compiere delitti.

tratto dal film Decalogo, cinque di Krzysztof Kieslowski

21 gennaio 2007

Le sue mani


Lente, rapidamente nascoste
nella borsa a rovistare cose;
movenze familiari, già viste.
Scivolosamente affusolate
dentro lente danze amorose
a raccontare storie incantate.

14 gennaio 2007

Alexander Throckmorton

Da giovane le mie ali erano forti e instancabili
ma non conoscevo le montagne.
Da vecchio conoscevo le montagne,
ma le mie ali stanche non potevano seguire la visione -
Il genio è saggezza e gioventù.


(tratto da Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters)

13 gennaio 2007

E' colpa dell'amministratore!

Lei, accasciata davanti alla porta di casa,
la gatta chiusa dentro, i sacchi della spesa
appoggiati sui gradini, accanto all'ascensore
che a vederla pareva avesse un malore
ansimava stanca, con la bocca che cadeva
esausta tendeva il dito, la schiena le doleva.
Voleva raggiungere il campanello - presto! -
prima che fosse tardi, compiere quel gesto
per avvertire qualcuno, magari farsi aiutare
a tornare indietro dove lei non voleva tornare.
- Driiin! - aveva suonato. Ce l'aveva fatta,
e per la paura di esser presa per matta
urlò a squarciagola il nome del vicino - Aldo! -
e fu presa da malore; improvvisamente caldo,
poi freddo, poi caldo ancora e svenimento:
come morta, cadde di piombo sul pavimento.
La porta del vicino si aprì: "Oh santo cielo!
Presto, è svenuta, forse è viva per un pelo!"
Tutti dai piani bassi accorsero allarmati
"Fatela respirare, su, non state accalcati!"
Le fecero poggiare la testa, le gambe in su
fino al decimo piano era salita una tribù
di anziani, casalinghe, bambini col pallone
persino i più pigri spegnevano la televisione
per cercare di capire cosa fosse successo
Il portiere: "Non si sa niente per adesso..."
Un po' di acqua e zucchero e presto rinvenne
contenta per non averci lasciato le penne:
"Avevo lasciato un sacchetto al pianterreno
ma me ne sono accorta all'ultimo gradino!"
"Non si preoccupi - faceva Aldo - ora sta bene
può anche tornare giù, se proprio ci tiene...
"E no, ora basta! - strillò il portiere iracondo -
pur'io faccio su e giù e sembro un moribondo.
Ma invece di chiamare ogni volta un dottore
non potreste solamente riparare l'ascensore?!"

12 gennaio 2007

Invito al Viaggio

T'invito al viaggio,
in quel paese che ti somiglia tanto,
i soli languidi dei tuoi cieli annebbiati
hanno per me l'incanto dei tuoi occhi
quando brillano, offuscati.
Laggiù tutto è ordine e bellezza,
calma e voluttà.
Il sole si addormenta
in una calda luce di giacinto e dorme.
Dormono pigramente i vascelli vagabondi
arrivati da ogni confine
per soddisfare i tuoi desideri,
i tuoi desideri.

















Poesia di Manlio Sgalambro, Invito al viaggio di René Magritte

10 gennaio 2007

Riflessione #1


Ogni secondo, giorno e notte, una donna mette al mondo un bambino.

Non credete che sarebbe ora di trovare quella donna e farla smettere?



Anonimo

31 dicembre 2006

Avrei voglia di idee diverse


Spazi, quadrati, quadranti,
sullo schermo qui davanti
troppe parole senza voce,
stella fioca, poca luce.


Cosa sto raccontando?
A chi perché e quando
ho pensato di narrare,
se non riesco a decifrare?


Io non parlo, non sento
sparo alle ombre, forse;
parlo troppo, me ne pento.


Non vedo le mie risorse,
galleggiare mi fa spavento.
Avrei voglia di idee diverse.



27 dicembre 2006

A volte vorrei



A volte vorrei
l'occhio del gatto nero
che non promette grazia
a un sinistro pensiero.
Uno sguardo
semplice ma severo.


(Tratto da Quadri senza figure, raccolta di poesie di Loredana Scaramella, Serarcangeli Editore)

25 dicembre 2006

Prima dell'antivigilia

Cancelli già chiusi: ore 21, la "favolosa" metro di Roma Caput Mundi, a Natale, ultimo venerdì di shopping è chiusa in anticipo per restauro. Era già successo in piena "Estate Romana", ad agosto.
Un fogliettino, attaccato alla cancellata di Piazza della Repubblica, stampato piccino, dice che il servizio è sostituito da autobus.
Cercare la fermata nei dintorni: nei dintorni decine di taxi vuoti in attesa. E non è un miraggio!
Ma ecco il MA2 con posti a sedere.
Dal finestrino scorre una Roma bellissima: sembra che un virus spaziale abbia spazzato via le catene di auto parcheggiate su file multiple o incolonnate ai semafori. Pochi pedoni, avvolti da foglie e cartacce fluttuanti nella prima vera tramontana di stagione. E mille luci natalizie che sottolineano forme altrimenti poco visibili di facciate liberty o rinascimentali, di svettanti palmizi o ippocastani.
A via Veneto luci dorate, oppure blu, o anche rosso fuoco: dalle vetrate di bar e ristoranti qualche raro avventore.
Dal tridente di una Piazza del Popolo così deserta, e sono le 21,30, da sembrare una stampa vivente dell'Ottocento, si intravede su via del Babbuino la più grande luminaria color verde acceso. Ma non è un albero di Natale. Si tratta di un' insegna permanente che indica da cielo a terra un messaggio per tutti gli uomini di buona volontà: PIZZERIA.
Già alle 19 via Nazionale era vuota. I Romani affannati, impacchettati, maledicenti, aggressivi, disperati, depressi, sgambettanti su marciapiedi ingombri di quattroruote, sculettanti su motorini puzzolenti, immobilizzati nelle code infinite (sia quelle degli uffici postali, sia quelle degli ingorghi), dove sono andati?
E i turisti? Ore 17,30 alle Scuderie del Quirinale: una mostra per quattro gatti. Più i custodi, tanti, sorridenti, in giacca rosso-natalizio.
E i pendolari dello shopping? Tutti indietro presto, nei comuni di provenienza. I negozi sono vuoti, le vetrine parlano invitanti a passanti che non esistono.
Piazzale Flaminio: davanti alla stazione del trenino, scomparse le bancarelle restano i detriti. Carte, cartoni, plastiche, materie prime poche, molti derivati di vario genere, meglio non approfondire.
La corsa delle 22, cancellata. Aspettare quella delle 22,30.
Tanto ora nessuno corre più, c'è tempo e non c'è nulla da fare.
Si aggira solitario un giovane: jeans sdruciti e un po' calati, come si usa ora, e zainetto in spalla. Tiene in mano un quadro, non avvolto, di media grandezza, poco pesante comunque. E parla, parla ininterrottamente, a voce alta, parla al vuoto che ha intorno, parla a se stesso e forse neppure. Frasi sconnesse: "E questa sarebbe arte! La chiamano arte!..." Agita il quadro al vento e al buio.
Poi entra nella stazioncina. Siede su una panca. Tira fuori un libro. Che non legge.
A un tratto si sente il rumore del quadro che cade a terra: interviene un addetto ferroviario. Volano parolacce da entrambi.
Il giovane alza la voce: "Ma lo sai questo quadro quanto vale? Me lo hai rotto. Dimmi il tuo nome, voglio sapere come ti chiami. Hai anche la divisa, a parte la tua divisa, dimmi il nome e cognome."
La risposta è in crescendo: "Non sono tenuto a dare il mio nome a nessuno. Ho diritto alla privacy, e poi smettila che mi stai a rompe er culo!"
No, non vengono alle mani. Il giovane comincia ad andare in su e giù, sul marciapiedi, tra i 2 binari, lamentandosi e invocando Gesù: "E' Natale, è nato il Bambino, ma che Natale è questo? Che è Natale, questo? Voi l'avete ucciso, siete stati voi."
Si risiede sulla panca, tranquillo. Tira fuori un libro dallo zaino.
Man mano arrivano delle persone, una decina in tutto. Aspettano anche loro il treno delle 22,30.
Il giovane si porta al centro dell'androne e si accoccola per terra. "Ecco ora comincio a leggere. La Bibbia, i due Testamenti, o forse è la Cabala? Mah, qui ci vorrebbe Zoroastro. Ecco chi ci vorrebbe. Lo conoscete? Fa' lo stesso, la Bibbia o la Cabala. E no, questo libro lo devo leggere a voce alta..."
Ma arriva il treno.
Sale e scende con il suo quadro, due o tre vetture. Poi sceglie il sedile di fronte.
Il treno parte, la luce illumina finalmente il suo viso.
Un bel giovane, dalla fronte alta e spaziosa, due occhi scuri intensi, vivaci. Magro di costituzione, ma ben nutrito e ben curato. Un viso simpatico, intelligente.
Un sospetto: che sia un burlone? Ci ha preso tutti in giro fino adesso? Un simpatico scherzo di Natale, in anticipo sul Carnevale?
Il quadro ha una cornice a rilievo di cartapesta, color rosso vivo. Si tratta di un collage: si intravede dipinto un ometto grasso, seminudo e panciuto, con un mantello, sospeso quasi in aria. In basso un ritaglio, sembra una maschera. Poi una lattina di coca cola schiacciata e incollata.
"Ora tiro fuori il mio libro, quello che sto scrivendo. Ora ve lo leggo." A chi si rivolge? Non guarda nessuno. Gira il quadro. Sul retro una firma, nome e cognome. Il nome è Omar.
Il "suo" libro è un quadernone scritto a penna. Non legge, ma riprende a parlare.
"Mi chiamo Omar, ho 26 anni. Ho il diritto alla mia età di andare a divertirmi. Ecco ora vado a divertirmi. Ne ho il diritto a 26 anni. Perché mi ha rotto il quadro? Ma lo sa quanto vale questo quadro? E non ha voluto dirmi il nome."
Non si tratta di una burla natalizia. Si tratta di un ventiseienne, intelligente, colto?
Ora legge il suo libro: "Perché gli Ebrei non riconoscono Gesù neppure come profeta, e gli Islamici sì? A voi vi si deve rode er culo, a voi che l'avete ammazzato. Portava la croce, ma la croce non pesava, era pesante perché Gesù si è sacrificato non solo per tutti gli uomini, ma anche per le piante e gli animali. Per questo pesava la croce..."
Scendo, sono arrivata.
Omar prosegue il suo viaggio. Il suo quadro non era pesante, cartapesta e compensato.
O invece era pesante?
Ventisei anni: antisemita? cattolico? pro-islam? di destra, di sinistra, anarchico, artista, lucida pazzìa?
Scambiando le lettere del nome Omar diventa Roma, la culla della Cristianità.
Ma di chi è questo Natale?
Roma 22 dicembre 2006



racconto di Erica Ghini