15 febbraio 2007

Il dito sulla bocca


Il bambino biondo ha la bocca semiaperta, un’espressione sbalordita e sciocca. La mano degli uomini gli scivola improvvisamente tra le mani, allora si volta e comincia a camminare rapido e incerto verso il silenzio. Si guarda attorno, atterrito dalla paura. Nei suoi occhi improvvisamente anziani e saggi, scorre l’illimitato. E’ solo, adesso. Sente una voce; vede un volto, forse; il vento gli accarezza le gote pallide. Sta lentamente abbandonando il suo istinto animale, e prende corpo in lui la necessità di nascondersi, o di urlare; ma la prima è più forte e decisa, e si manifesta con il crudele aspetto della razionalità. Segue il pianto, ultima àncora di salvezza dell’istinto oramai in estinzione. Comincia a ricordarsi della vita che fu, e la svolge; come i cerchi nell’acqua quando si tira un sasso, secondo un fato stabilito, un ritmo incessante, limitato. Da ora in poi cercherà di capire guardando le stelle, ascoltando il canto degli uccelli, toccando il viso di una donna, respirando l’odore dei tulipani e della terra stessa, raccontando delle storie. E scoprirà che c’è sempre un angelo, nascosto da qualche parte, pronto a tendergli nuovamente la mano.

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