12 novembre 2007

Cronache da una triste domenica romana

Ieri sera, non essendo a conoscenza degli scontri che erano in corso nella zona nord di Roma (zona che ben conosco per averla frequentata ai tempi della scuola e in cui sono spesso ancora oggi con gli amici), ho pensato bene di passare in macchina per Ponte Milvio tornando dal centro dove ero stato nel pomeriggio. Verso le venti, davanti allo stadio, dove pensavo di vedere tutto invaso dalle automobili parcheggiate per la partita (come sempre accade quando giocano in casa la Roma o la Lazio), trovo il deserto. Poi, sul Lungotevere di fronte a Ponte Duca d'Aosta, transenne in mezzo alla strada, pietre sanpietrini e "breccole" di ogni sorta, cassonetti ribaltati o fumanti, cocci di bottiglia...sono costretto a fare un autentico slalom. Accendo la radio e sento in diretta la descrizione del posto in cui mi trovo: esperienza surreale. Proseguo verso Ponte Milvio pensando che il peggio sia passato, ma comincio a vedere gente che corre all'impazzata verso di me: c'è appena stata una carica dei poliziotti davanti al bar dove spesso mi capita di andare per un aperitivo con gli amici. Per fortuna non questa domenica. Arrivo davanti al ponte e il panorama mi propone camionette di carabinieripoliziaguardiadifinanzavigiliurbani, fumogeni (lacrimogeni?), gente a volto scoperto e non che lancia oggetti di ogni tipo (sassi, sedie dei bar, cartelli stradali divelti) all'indirizzo dei militari schierati in tenuta antisommossa all'altezza del chiosco del cocomeraro al centro della piazza. Qualche pirla in macchina rallenta o addirittura si ferma a guardare la scena bloccando il traffico e me che vogliamo toglierci da lì il prima possibile proseguendo verso corso Francia. La morbosità della gente non conosce paura. Mentre temevo che qualcosa, dal cielo, colpisse anche me (non il Signore, per carità), il mio pensiero è andato a Luciano, il "pittoresco" proprietario di uno dei bar della zona, noto per i suoi modi non esattamente british; sapendo dalle notizie che arrivano dalla radio che nei pressi del suddetto bar qualche genio aveva dato fuoco a una macchina, me lo sono immaginato uscire fuori dal suo baretto con la pompa dell'acqua in mano a farsi giustizia da solo! Come quella volta che la usò per avvertire i giovani polacchi un po' alticci che erano seduti ai tavoli che lui stava chiudendo...
Che impressione vedere cose così agghiaccianti in luoghi a me così familiari. Nei luoghi dove ho passato buona parte della mia giovinezza. E che "strizza", per qualche istante...
Non ascoltando la radio si poteva credere che fosse scoppiata una vera e propria guerra civile. Incivile.
Il calcio, lo stadio, la morte di un giovane (che fosse un tifoso in trasferta è del tutto casuale a mio avviso) non sono che dei pretesti per espimere una carica di violenza inaudita.
Inermi, assistiamo sempre più spesso a spettacoli deprimenti e inaccettabili, causati dall'ignoranza di molti poveracci e dalla malafede di pochi potenti. L'unica cura profonda, certa ed efficace è la cultura, che piaccia o no. Continuare a dare colpi al cerchio non può evitare per sempre che la botte si sfasci.

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