13 novembre 2007

Lezioni di giornalismo sul filo dell'ironia

Lo scorso 6 Novembre se n'è andato un grande interprete, osservatore e narratore del '900 italiano. Enzo Biagi. Faro integerrimo in un Paese, ahinoi, sempre più buio...






° Le verità che contano, i grandi princìpi, alla fine, restano sempre
due o tre: quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino.

° La mia generazione trovava eccitante leggere la Divina Commedia con
le illustrazioni del Dorè. Adesso sui muri c'è scritto "Culo basso bye bye".
Capisce che è un po' diverso?

° I giornali sarebbero ansiogeni? Ma la Bibbia non comincia forse con un
delitto?

° Dopo due o tre apparizioni in video, qualunque coglione viene
intervistato, dice la sua e anche quella degli altri.

° Se Berlusconi avesse le tette farebbe anche l'annunciatrice!

° La "devolution", una parola che sembra inventata da Celentano.

° Il denaro arriva sempre quando non si ha più fame.

° Il bello della democrazia è proprio questo: tutti possono parlare, ma non
occorre ascoltare.




Pensieri e aforismi di Enzo Biagi, da City del 06/11/2007.
Immagine: logo del programma Il fatto di Enzo Biagi, in onda su Rai Uno dal 1995 al 2002.

12 novembre 2007

Cronache da una triste domenica romana

Ieri sera, non essendo a conoscenza degli scontri che erano in corso nella zona nord di Roma (zona che ben conosco per averla frequentata ai tempi della scuola e in cui sono spesso ancora oggi con gli amici), ho pensato bene di passare in macchina per Ponte Milvio tornando dal centro dove ero stato nel pomeriggio. Verso le venti, davanti allo stadio, dove pensavo di vedere tutto invaso dalle automobili parcheggiate per la partita (come sempre accade quando giocano in casa la Roma o la Lazio), trovo il deserto. Poi, sul Lungotevere di fronte a Ponte Duca d'Aosta, transenne in mezzo alla strada, pietre sanpietrini e "breccole" di ogni sorta, cassonetti ribaltati o fumanti, cocci di bottiglia...sono costretto a fare un autentico slalom. Accendo la radio e sento in diretta la descrizione del posto in cui mi trovo: esperienza surreale. Proseguo verso Ponte Milvio pensando che il peggio sia passato, ma comincio a vedere gente che corre all'impazzata verso di me: c'è appena stata una carica dei poliziotti davanti al bar dove spesso mi capita di andare per un aperitivo con gli amici. Per fortuna non questa domenica. Arrivo davanti al ponte e il panorama mi propone camionette di carabinieripoliziaguardiadifinanzavigiliurbani, fumogeni (lacrimogeni?), gente a volto scoperto e non che lancia oggetti di ogni tipo (sassi, sedie dei bar, cartelli stradali divelti) all'indirizzo dei militari schierati in tenuta antisommossa all'altezza del chiosco del cocomeraro al centro della piazza. Qualche pirla in macchina rallenta o addirittura si ferma a guardare la scena bloccando il traffico e me che vogliamo toglierci da lì il prima possibile proseguendo verso corso Francia. La morbosità della gente non conosce paura. Mentre temevo che qualcosa, dal cielo, colpisse anche me (non il Signore, per carità), il mio pensiero è andato a Luciano, il "pittoresco" proprietario di uno dei bar della zona, noto per i suoi modi non esattamente british; sapendo dalle notizie che arrivano dalla radio che nei pressi del suddetto bar qualche genio aveva dato fuoco a una macchina, me lo sono immaginato uscire fuori dal suo baretto con la pompa dell'acqua in mano a farsi giustizia da solo! Come quella volta che la usò per avvertire i giovani polacchi un po' alticci che erano seduti ai tavoli che lui stava chiudendo...
Che impressione vedere cose così agghiaccianti in luoghi a me così familiari. Nei luoghi dove ho passato buona parte della mia giovinezza. E che "strizza", per qualche istante...
Non ascoltando la radio si poteva credere che fosse scoppiata una vera e propria guerra civile. Incivile.
Il calcio, lo stadio, la morte di un giovane (che fosse un tifoso in trasferta è del tutto casuale a mio avviso) non sono che dei pretesti per espimere una carica di violenza inaudita.
Inermi, assistiamo sempre più spesso a spettacoli deprimenti e inaccettabili, causati dall'ignoranza di molti poveracci e dalla malafede di pochi potenti. L'unica cura profonda, certa ed efficace è la cultura, che piaccia o no. Continuare a dare colpi al cerchio non può evitare per sempre che la botte si sfasci.

10 novembre 2007

Le parole d'autunno

Lungo silenzio. Il tempo è scandito da un rumore di sottofondo di lavatrice in funzione e dal ticchettio incessante di un qualche orologio appeso chissà dove. R non se ne capacita, e ci mette qualche secondo a capire che non si tratta del suono delle lancette di un orologio bensì della classica goccia che cade dal rubinetto nel lavandino della cucina. Paperino non chiudeva occhio per molto meno!

Basta tuffarsi fuori dalla notte per cavare dall'aria intorno saporiti spicchi di autunno.

C'è pure vento. Prende a schiaffi una busta di plastica impigliata nella ringhiera del balcone di casa di F. L'inesprimibile senso di vuoto a rendere, o a perdere, affolla la mente di R alla ricerca di un'ispirazione, un segno in grassetto sul marciapiede che suggerisca nuove coordinate. Non ci sono che dune all'orizzonte, tutte uguali. Le cose più interessanti di questi giorni non sono state fermate su un pezzo di carta, e sono scappate via. Forse è stata una scelta volontaria, seppur inconscia. ILLUSTRE PERSONAGGIO SIMBOLO DI LIBERTA' NON SOSTITUIBILE PERDONSI TRISTEMENTE. Caspita! Non ci voleva, R e tanti altri non riuscivano a crederci, quasi.

L è qui, era e sarà altrove. Ma la questione è forse più grande e arzigogolata. Che succede nel "muscoletto bicamerale" nel petto di R? Houston chiama Apollo. Quanto ci vorrà per ripensare, rivedere, ricredere, avere qualche piccola traccia di shine nelle sue membra...? Abbraccio. Forte.

Tempo.

Una stagione sgrammaticata e claustrofobica cercherà di inghiottire i nostri eroi, ne rosicchierà la scorza infreddolita per succhiarne poi lentamente il dolce succo malinconico che circola negli organi più interni. Buongustaio questo autunno parco di emozioni, avaro di consigli, pavido nelle scelte. D'ora in poi si dovranno scegliere le mattonelle giuste su cui poggiare i piedi, godendosi sempre ogni passo, giorno dopo giorno dopo giorno...

L'autunno è nella mente, non nelle foglie.