07 novembre 2008

Verità sacrosante

"Mio padre ha fatto la resistenza, io sono passato attraverso le dure lotte degli anni Cinquanta e Sessanta, dalla legge truffa a Tambroni, quando preti e carabinieri decidevano se potevi lavorare o se dovevi restare un disoccupato. Sono cresciuto in mezzo agli scandali, alle stragi, ai tentativi di golpe e i rumori del Sessantotto. Poi ho ingoiato il terrorismo, quello vero e quello dei servizi segreti. Mi hanno costretto ad avere simpatia per Moro, che fino a quelle pallotole non mi sembrava molto meglio dei suoi amici. Mi sono passati davanti ministri e banchieri ammanettati. Ho visto partire per il terzo mondo camion della Croce Rossa Italiana carichi di profilattici bucati e latte andato a male. Per un bel po' di tempo la televisione m'ha obbligato ad avere ospite in casa il venerabile Gelli, le buonanime del dottor Calvi e del dottor Sindona: tutti masnadieri. Ho respirato i polvericci delle bancarotte, e per mezzo secolo il fumo delle macchine di Agnelli. Oggi non m'affaccio più alla finestra. E' l'era dei drogati e in questa forse finirò la mia vita. [...] Attenzione a non sparare fesserie. Non dimenticatevi troppo presto che solo fino a pochi anni fa andavate a cacare nel cortile e vi lavavate coi secchi dell'acqua fredda. Non dimenticatevi che bastava un ascesso per andare all'altro mondo. Non dimenticatevi che mangiavate pane e cipolla e vi facevate il caffè con la cicoria. [...] Ma quale Paradiso! Prova a pensare invece cosa potrebbe essere questa Italia senza drogati, senza mafia, senza corruzione, con gli ospedali che funzionano, le scuole che funzionano, le ferrovie che funzionano. Pensa a un'Italia col Tevere pulito, col mare pulito, con tutti gli spazi verdi che la speculazione edilizia selvaggia ha cancellato e deturpato. Prova a pensare che cosa poteva essere di bello la Sicilia senza quegli orrori che sono stati costruiti lungo tutta la costa. E Roma, guardala, vai qua, appena fuori delle mura: c'è un accerchiamento di palazzoni immondi che non finisce mai, in mezzo alla sporcizia e sotto l'incubo mortale della droga."
Chi poteva dare torto a Osvaldo. Quelle erano verità sacrosante, tangibili, viventi sotto i loro occhi. L'unica cosa che restava da fare era finire il bicchiere e andarsene a letto come tutte le sere.

Tratto dal racconto Il socialista contenuto nella raccolta di racconti L'ipocrita, di Vincenzo Cerami, Oscar Mondadori, 1991

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